Mamma gli zombi!


Shorebound Studios è una software house americana, fondata nel 2012 ad Atlanta, ha già all’attivo due titoli: Spectraball e Dead Sky. Forse questi programmatori devono aver pensato che la moda degli zombi potesse fargli fare un bel salto di qualità, da un platform 3D con protagonista… una biglia! a un gioco co-op survival-horror. Dead Sky è un disastro, almeno a giudicare dalle critiche dei giocatori. Questo gioco è arrivato fresco fresco su Steam, ma chi l’ha votato in Greenlight? Si domandano in molti. Ho sentore che si siano lasciati ingannare dal video youtube che d’acchito lascia infatti sbigottiti: grafica cell-shading, effetti suggestivi e s’intravvede  un’auto in stile GTA che asfalta alcuni zombi. C’è dentro di tutto: difesa torri, invasione di non-morti, rpg, racing, combattimento aereo, manca solo la fase di strategia a turni!

Sembra che qualcuno gli abbia messo fretta e furia, ma questo gioco è stato fatto da indie game developer, non c’è nessun publisher con il forcone dietro la loro sedia. Per me non vale il prezzo attuale; a meno di sconti eclatanti, eviterò di acquistarlo e pertanto è assai improbabile che recensirò Dead Sky in futuro. Inoltre, gli zombi cominciano a stancare, ormai sono stati conditi in tutte le salse. Questo in particolare è stato un clamoroso fiasco. Finisce qui il mio commento, ora passo la parola agli utenti Steam che hanno provato D.S.: “Gioco orribile, voglio i miei soldi indietro!”, “Buono a sapersi, decisi di controlare questo forum prima di buttare i soldi in questa spazzatura”, “Appena rimosso dalla mia wishlist”…

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Dungeon Defenders 2


Un luogo virtuale d’incontro fra sviluppatori e giocatori: è il Defense Council che Trendy Entertainment ha messo in piedi per ricevere il feedback dai fans di Dungeon Defenders. In principio volevano che il sequel fosse un PVP di tipo MOBA, ma poi sono ritornati a sviluppare il classico co-op di difesa delle torri. Si accedeva al consiglio con sottoscrizioni a favore dei bambini in cura negli ospedali di tutto il mondo; l’iniziativa ha riportato un insperato successo. Oggi, questo consiglio è l’occassione sia per provare il gioco prima della pubblicazione, prevista per la primavera del 2014, sia per esprimere un parere su cose che possono essere migliorate o aggiunte. I membri di Defense Council hanno un accesso bisettimanale a Dungeon Defenders 2 e sono autorizzati a dare un giudizio sulla struttura del gioco, sugli eroi e le mappe, la interfaccia dell’utente, la visuale.

Dungeon Defenders è tra i giochi più vivaci e colorati realizzati con l’engine Unreal 3, e il seguito dovrà mantenere lo stesso look. Non solo, DD2 sarà un gioco “facile da imparare, difficile da padroneggiare”; avrà novità che renderanno la partita più interessante, per esempio i giocatori riceveranno dei premi mentre avanzeranno nei livelli del dungeon. Dungeon Defenders 2 uscirà su Steam l’anno prossimo per tutte le piattaforme, compreso Linux, e sarà free-to-play.

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Signal Ops: obiettivo Linux. Roger that!


Con poche modifiche si potrebbe trasformare Signal Ops in un manageriale per 007, forse il primo di questo genere, ma in realtà è un FPS piuttosto originale. Come si evince dal titolo di questo gioco, i segnali radio hanno un’importanza enorme: scelgo gli agenti da un gruppo di specialisti ficcanaso e pianifico il lavoro con il quadro dirigente di un’oscura e misteriosa (setta) Struttura 7C, un ente parastatale che fa i “servizietti” ai nemici della nazione… Infine, mi siedo davanti a un enorme pannello con TV anni Cinquanta e inizio a impartire ordini ai miei uomini con una potente ricetrasmittente.

Io comando e gli agenti fanno il lavoro sporco. Va benissimo finché il ponte radio resta in piedi. Il concetto chiave del gioco Signal Ops è che gli operatori allontanandosi dal quartier generale trasmettono un segnale radio meno intenso, le batterie col passare del tempo si scaricano, quindi il contatto radio diventa instabile e la telecamera trasmette immagini poco nitide. Non vedendo chiaramente cosa succede sul campo, come posso dare gli ordini? senza i miei ordini gli uomini si faranno certamente scoprire e uccidere! Dunque, gli agenti devono stare nel campo di ricezione della radio (segnalato sempre nel gioco con un linea verde) e trovare anche nuove sorgenti di energia per ripristinare e potenziare il segnale. Tutto questo senza mai perdere d’occhio l’obiettivo della missione: trafugare documenti, assassinare i VIP, sabotare impianti industriali.

Signal Ops non è un FPS , è fino a quattro FPS in uno! Una cosa straordinaria, tuttavia non unica, già in Hired Guns, un gioco per Amiga degli anni Novanta, lo schermo venne diviso in quattro e furono messi sotto il controllo del giocatore altrettanti mercenari. Ovviamente il paragone finisce qui. Signal Ops ha una grafica accattivante realizzata con la tecnica cel shading ed effetti sonori ad “alta fedeltà”. Ogni agente ha una telecamera nascosta che mostra dove si trova e cosa sta facendo. Bisogna sfruttare questa peculiarità per tenere d’occhio tutta un’area e studiare le strategie opportune.

In Signal Ops sono combinati insieme elementi classici dei giochi shooter, furtivi, di strategia e d’intelligenza basati su puzzle. Ogni missione richiede una squadra speciale che può essere formata pescando da un gruppo di spie specializzate in compiti di assistenza, copertura, combattimento corpo a corpo e cecchinaggio.

Ora però rigiro a voi la domanda che fecero a me quando entrai nella Struttura 7C: avete abbastanza fegato per seguire gli ordini del Padre Oscuro (Dark Father nel gioco) senza discutere? Mi era stato detto anche di aspettare (non manca molto) l’uscita di questo gioco per Linux su Steam.

Signal Ops: obiettivi

Signal Ops: obiettivi

Fonti:

  1. Signal Ops su Steam Community
  2. Signal Ops su Space Bullet Dynamics Corporation

Il barone rosso torna a volare con Linux


A dispetto della triste fama dell’Italia di essere stato un paese arretrato all’inizio del Novecento, fummo noi italiani i primi a impiegare gli aeroplani in azioni di guerra, in Libia contro i turchi nel 1911, quando il Barone Rosso compiva diciannove anni e cominciava la sua carriera militare in fanteria.

Alcuni periodi storici, esposti con il media dei videogiochi, sono più intriganti di altri; anche il genere influisce molto, per esempio gli “ammazzatutti” collocati storicamente nell’antica Roma sono rari, al contrario in questo contesto abbondano gli strategici. Va peggio per il Far West, ogni progetto di gioco sui pionieri, i fuorilegge e i bounty killer è stato quasi sempre ignorato dal pubblico, a parte il leggendario Gunsmoke! Oggi tornano di moda i giochi realistici ambientati nella Prima guerra mondiale, tra le trincee, a colpi di baionetta e con le maschere antigas; ecco mancava solo il simulatore di volo, pardon, un diversamente simulatore di volo: Red Baron è una via di mezzo tra Flightgear e Air Conflict. Riuscirà a sfondare?

Red Baron ha una campagna single-player e un multiplayer; nel primo caso il giocatore segue una storia generata in maniera casuale: ci sono trenta missioni che interessano il periodo storico che va dal 1915 al 1918. Il realismo è garantito da un moderno motore di gioco, sembrerà di giocare al primo Red Baron ma questa volta con una grafica spettacolare e un maggior numero di funzioni che danno l’impressione di controllare un vero veicolo, tutto sarà incredibilmente coinvolgente garantiscono gli sviluppatori. La peculiarità della partita multiplayer è il mondo persistente, tipo MOBA, con mappe che ricreano in maniera attendibile i luoghi del teatro di guerra: Verdun, Somme, ecc. I veicoli disponibili sono i classici biplani di legno e a traliccio, ormai nell’immaginario collettivo.

SVA V italiano del 1917

SVA V italiano del 1917

Malgrado la campagna di raccolta fondi su Kickstarter sia stata un clamoroso insuccesso, lo sviluppo continua e, speriamo, venga mantenuta la promessa di portare il gioco su Linux. Adesso Red Baron tenta di entrare nella libreria Steam passando per Greenlights. Il team che sta sviluppando questo gioco è formato da esperti del genere di gioco flight simulator: Ace of Aces (1986),  A-10 Tank Killer (1989), Red Baron (1990) e Aces over Europe (1993); ci sono almeno dieci anni di storia dei simulatori di volo.

Fonte:

Shadowrun Returns. Un’opera incompiuta


“Forse la trementina non era diluita al punto giusto, o forse c’era un qualche difetto nella tela, fatto sta che, più sfregavo, e più quel luridume sembrava espandersi.” (da Il marchio giallo, R. W. Chambers)

Fantasia, mistero, azione, magia, un po’ di strategia e un tocco di spionaggio; la mescolanza delle leggende antiche con la fede scientifica; un’avventura fuori dall’ordinario fra personaggi fiabeschi e verosimili: queste sono in sintesi le peculiarità del gioco Shadowrun Returns. O lo si giudica per la sua trama ineccepibile che non si dipana tanto facilmente, oppure si guardano i dettagli e allora si capisce che siamo di fronte a un’opera incompiuta.

Il più grande limite di Shadowrun Returns (abbreviato con SSR) è la mancanza di un sistema che permetta il salvataggio dei dati della partita. Incredibile! malgrado oggi le memorie di massa raggiungano la capienza di qualche terabyte, dipendiamo da un salvataggio automatico. Non c’è verso di uscire infatti dal gioco senza che quest’azione vanifichi gli sforzi compiuti per risolvere gli intrighi e venire a capo di faccende complicate. Mi è capitato di impelagarmi in lunghe missioni, e dopo un’ora non sapevo ancora come sbrogliarmi; ho dovuto abbandonare la partita per mancanza di tempo e riprendere a giocare dall’inizio del livello il giorno sucessivo. I salvataggi automatici potevano avere senso trent’anni fa, sulla console NES che aveva deficit di spazio, ma oggi è inaccettabile che un gioco d’avventura venga creato ignorando un’importante esigenza del giocatore: pausare la partita dove gli pare.

Shadowrun Returns: assassinio all'incrocio

Shadowrun Returns: assassinio all’incrocio

Poi quando ci si mette lo slang! Approccio un gioco privo di traduzione italiana conscio di dover fare fatica a leggere il testo in lingua inglese, ma questa volta avrei volentieri apprezzato i dialoghi in italiano che erano stati promessi durante la campagna della raccolta fondi con Kickstarter!

Shadowrun Return riporta in voga uno dei più noti giochi di ruolo da tavolo servendosi di un’avventura elaborata per il computer: è un RPG con turni d’azione e con una grafica isometrica 2D tutto sommato ben fatta. Narra di un futuro alternativo nel quale la magia e la stregoneria tornano di moda, sorgono città-stato e nelle strade pullulano personaggi fiabeschi frammisti ad essere umani. Gli shadowrunner sono una classe di cittadini del Sesto mondo, così viene chiamato questo posto, hanno un carattere ribelle e vivono nell’ombra di una società che non li ha mai completamente accettati.

Il giocatore è un shadowrunner che cerca di vendicare la morte di un amico servendosi di abilità straordinarie. Dovrà fare i conti con un assassino misterioso che lascia una scia di sangue dietro di sé sulle vie di Seattle. Seguendo questa traccia arriverà fino ai bassifondi di una mega-corporation che sembra abbia un immenso potere sulla vita delle persone. Imparerà così a controllare le arti magiche e a carpire informazioni con tecniche forensi.

C’è un’abbondanza di opzioni di classe, troppo complicate per un novizio dei giochi di ruolo, le quali controllano ogni aspetto del personaggio: la missione assegna un ammontare di punti karma da distribuire fra vari attributi (intelligenza, forza, carisma, ecc.), in questo modo il giocatore è libero di formare il carattere dell’eroe e trasformarlo da un mago esperto in un abile cecchino.

Shadowrun Returns, l'editor

Shadowrun Returns, l’editor

Il gioco scorre linearmente, questo limite è di natura tecnica: la prospettiva isometrica ci costringe a seguire dei percorsi prestabiliti senza possibilità di esplorare i dintorni. Inoltre, ci sono pochi oggetti da ispezionare e raccogliere. Quest’ultimo particolare dà proprio l’impressione che il gioco sia stato fatto di fretta senza badare tanto ai dettagli. Ma se devo essere sincero, ho comprato Shadowrun returns per altri motivi, prima di tutto è un gioco per Linux e di genere RPG ce ne sono veramente pochi in circolazione; poi mi ha fatto una piacevole impressione l’editor di livelli, non ne vedevo uno così bello per Linux da quando fecero il fork di Q3Radiant. Infine, tutto sommato per me è valsa la pena acquistare Shadowrun Return, non costa molto e c’è questa possibilità di espanderlo a piacimento. Io non mi divertivo con un RPG dai tempi di Neverwinter Nights!

Valutazione del gioco: 75/100

Fonti:

  1. La mia preview
  2. Dove acquistare Shadowrun Returns
  3. La pagina dedicata al gioco da Harebrained-Schemes
  4. Review di PC Gamer